Antonio Caprarica, leccese d’origine ma cittadino del mondo d’adozione, è certamente un volto noto per chi, come noi, ha sempre avuto un occhio attento per il mondo anglosassone. Per anni è stato infatti il corrispondente Rai da Londra, fino al recente abbandono della rete televisiva nazionale in seguito a dissapori con i vertici dell’azienda. A questo galantuomo che faceva capolino quasi ogni giorno nelle nostre case con le sue cravatte stravaganti, dobbiamo le notizie spesso bizzarre provenienti da Londra. All’ascoltatore più superficiale saranno sembrati probabilmente degli aneddoti curiosi i cui protagonisti erano il più delle volte i membri della casa reale. Ma chi ha seguito il percorso di Caprarica sa bene che dietro ai suoi servizi si cela un mondo più ampio e un amore per la capitale inglese più volte manifestato, senza però mai perdere di vista lo spirito critico proprio di ogni bravo giornalista.
In una recente intervista ha dichiarato che la città che più gli manca è sicuramente Londra in quanto è il posto in cui si è sentito più a suo agio nell’arco della vita perché è una città ordinata, con tantissimo verde, con comportamenti umani che a lui piacciono molto, basati sul rispetto tra gli individui e sul rispetto delle regole da cui “nemmeno il Re può prescindere”. “Si fa un gran parlare della freddezza degli inglesi –afferma – della formalità dei loro rapporti, ma per me questa è l’essenza della civiltà”.
Ha rinnegato l’Italia? E’ la classica persona che vivendo all’estero ci guarda dall’alto in basso? Certamente no e, come ama ripetere nelle interviste e negli incontri pubblici, il legame con Lecce e il Belpaese è sempre molto forte ma invita i giovani a prendere la valigia in mano e a non relegarsi nel proprio cantuccio, perché conoscere la lingua e gli usi e costumi di altre civiltà è uno strumento privilegiato per capire la realtà.
A chi volesse fare un’incursione nel mondo inglese suggeriamo di leggere i suoi libri e, intanto, ci auguriamo di poter sentire ancora le sue “storie dell’altro mondo”.
Articolo a cura di: Lara Baglivo