Domenica 4 Marzo siamo chiamati a scegliere il leader politico che ci rappresenterà nel mondo per i prossimi 5 anni, per questo il dipartimento accademico di ABA English ha stilato la classifica dei politici italiani sulla base della conoscenza della lingua Inglese. Il giudizio tiene conto della pronuncia, proprietà di linguaggio, grammatica, e ha premiato chi ha dimostrato di saper parlare senza l’aiuto di un testo scritto.
Nonostante l’ingresso di nuovi candidati, giovani e non, nello scenario politico italiano, la situazione non è migliorata di molto rispetto al passato. Esaminando i diversi filmati in rete, le interviste e i discorsi pubblici sin da subito si evincono differenza di genere, infatti i politici donna parlano inglese molto meglio dei colleghi uomini.
Laura Boldrini (Liberi e Uguali): Voto 7. Il buon livello d’inglese della Presidente della Camera è indubbiamente frutto della lunga esperienza lavorativa presso le agenzie delle Nazioni Unite; rilascia sempre interviste in inglese ai media stranieri.
Emma Bonino (+Europa): Voto 7. Ottime conoscenze grazie ai suoi incarichi come commissario europeo dal 1995 al 1999 e Ministra degli Esteri dal 2013 al 2014, ma anche a una laurea in Lingue e Letterature Straniere conseguita alla Bocconi di Milano nel 1972.
Virginia Raggi (Movimento 5 Stelle): Voto 8. Nessuno può mettere in dubbio la sua pronuncia e ampiezza di vocabolario in inglese. Talvolta ha preferito rilasciare interviste in italiano, forse per un eccesso di prudenza.
Paolo Gentiloni (Partito Democratico): Voto 8 Complice l’incarico di Ministro degli Esteri dal 2014 al 2016, l’attuale Presidente del Consiglio ci sa fare con l’inglese, dote che gli è stata apprezzata nei palazzi della politica romana fin dagli anni novanta.
Silvio Berlusconi (Forza Italia): Voto 5 L’inglese è sempre stato un punto debole per l’ex premier. Legge con fatica discorsi scritti, come quando si rivolse in inglese al Congresso americano, e ogni tentativo di improvvisazione si rivela fallimentare. Indimenticabile la sua ode estemporanea alla bandiera a stelle e strisce che lanciò il tormentone “nos only”.
Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle): Voto 5+. L’inglese del giovane leader pentastellato è alquanto zoppicante; Di Maio ha sempre risposto in italiano alle domande dei giornalisti stranieri. Unica occasione in cui si è messo alla prova con la lingua un discorso all’università di Harvard, letto con più di qualche inciampo.
Matteo Renzi (Partito Democratico): Voto 5/6. L’inglese dell’ex Presidente del Consiglio è stato spesso preso di mira da media e social, soprattutto per la pronuncia non esemplare. Gli va riconosciuto però il merito di non tirarsi mai indietro davanti a un’intervista o dibattito in lingua. L’impegno c’è.
Matteo Salvini (Lega): Voto 4 Il leader della Lega ha sempre evitato di esprimersi in inglese sia nella sua attività di europarlamentare sia in convegni internazionali. Fa eccezione un breve e incerto intervento sui terremotati a Coblenza, seguito da un lungo discorso rigorosamente in italiano. Voto: 4.
Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia): NC
Pietro Grasso (Liberi e Uguali): NC
Non sappiamo quanto questo possa influenzare la scelta di un candidato rispetto ad un altro, ma certamente stando ai sondaggi la lingua è considerata fondamentale soprattutto in materia di relazioni internazionali: per l’89% degli italiani la scarsa conoscenza dell’inglese da parte dei politici limita l’influenza dello stato italiano sulla comunità internazionale.